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diventò tenebra folta, dopo che le si era fermato proprio davanti qualche cosa color cannella.
— Posso?
Che cosa si voleva da lei? Che cosa le offrivano? Chi parlava? Ella rispose vivamente no, no, respingendo un cartoccino, tutta tremante.
— La prego, favorisca, solamente un confetto.
Erano veramente confetti! Non la si voleva burlare? Non erano piuttosto sassolini o mollica di pane? Suo fratello le aveva fatto tante volte quello scherzo.
La voce insistette così, che Teresina si decise di allungare la mano e prese un grosso confetto.
— Non balla?
A poco a poco Teresina rinveniva dal suo stupore, e gli occhi riprendevano a veder chiaro. Il signor Cecchino aveva un modo di parlare mellifluo, le stava chino davanti con tanto rispetto, ch’ella ebbe una lontana intuizione di fargli piacere ad accettare le sue cortesie.
Rispose dolcemente:
— Non ho mai ballato.
— Non sa ballare?
— Oh! a scuola... oppure colle mie sorelline...
— Ma è la stessa cosa. Mi favorisca un giro; sono persuaso che ella balla divinamente.
Ripose i confetti in una tasca del giubbetto e le porse galantemente la mano.
— Temo m’abbia a girare la testa...