Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
— 93 — |
quella gingillona, stava sulla soglia del suo negozio occhieggiando.
Tutto era abituale, tutto era conosciuto; solo Teresa aveva cambiato; gli oggetti erano quelli ma i suoi occhi li vedevano diversamente.
La signora Soave avvertì subito il cambiamento della figlia.
— Come ti sei fatta donna — le disse.
E poi seguirono le lunghe ciarle. La piccina l’aveva disturbata assai; non dormiva mai di notte. Le gemelle, capricciose, non le lasciavano pace, stracciavano tutto; gli abiti di rigato rosso e nero mostravano già i gomiti, — vi erano pezze da rattopparli?
Teresina assicurò che v’erano.
Carlino, tanto, era buono. Purchè gli si lasciasse gettare sottosopra la sua camera, piantare trappole per i sorci, rizzare rami coperti di vischio, rompere qualche sedia e andare a spasso, tratto tratto, co’ suoi compagni, si poteva fare la vita.
Teresina ascoltava docilmente, e la signora Soave continuò per un pezzo, poichè i ragazzi erano a scuola, Ida a letto, ed ella aveva un momento di riposo; seduta sul divanino, collo sgabello sotto i piedi, lo sciallino grigio incrociato sul petto, le sue piccole mani gialle l’una nell’altra, ornate sempre coi braccialetti di crine.
— E tu ti sei divertita?
— Sì, mamma.