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Sulle rive della Sonna. 115

Giovanni Battista, e le radici sarebbero tutto il nostro nutrimento.

Giovanni rispose scherzosamente:

— È forse avanzato il mondo, il mondo morale, dopo l’invenzione del panno inglese e dei pasticci di Strasburgo?

— Veh! come conosce queste cose? — pensò Editta di nuovo.

— Se lo scopo della vita deve essere la felicità, come ognuno cerca, tutta la storia dei secoli è lì per provarci che l’uomo è sempre più infelice, più tormentato dalle proprie idee, più assalito dai bisogni, più vittima, più schiavo, più ammalato, più pazzo ora che cammina colla scienza in mano.

— Ah no! — esclamò Editta — lei non potrà farmi credere che i godimenti materiali di una vita da bruto compensino l’uomo delle divine gioie del pensiero.

Un vivo rossore colorì le guance brune del signor Giovanni; sembrava veramente mortificato.

— L’uomo che vive in mezzo alla natura interrogandola per sorprenderne i segreti, l’uomo avvezzo a parlare nei silenzi dei monti coll’invisibile Creatore e negli umili tugurii della valle colle creature diseredate, l’uomo cui è guida la