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Amore. | 147 |
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Editta intanto correva sui verdi sentieri della Sonna, umidi di rugiada. Alcune fragole d’autunno rosseggiavano luccicanti sotto le goccioline, come giovani spose ornate di brillanti; il loro profumo si mesceva a quelli della menta e del sambuco.
Un vapore leggero si alzava dalla terra; la valle destandosi rimoveva al pari di una ninfa i suoi veli ed usciva nuda incontro al sole. Dalle colline le querce si incurvavano scotendo i lucidi rami per specchiarsi nel torrente. Una mezza luce soavissima, stemperata di rosa e di viola pallido, ondeggiava su tutto quel verde così fresco, così folto; l’aria era tranquilla, il paesaggio muto; i sentieri, nella rugiada della notte, si erano rifatta una verginità che le nascenti margherite e i panporcini selvatici imbalsamavano; Editta credeva di inoltrarsi per i viottoli del paradiso.
La decisione che aveva presa le metteva l’orgasmo addosso; non correva più, volava; il cuore le batteva come una campana a martello. Oltrepassò il mulino senza fermarsi, per evitare le interrogazioni della mugnaia che doveva rimanere