Pagina:Neera - Un romanzo, Brigola, Milano, 1877.djvu/148

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celso piedistallo, sul quale aveva collocato Olimpio.

Tuttavia volle illudersi, accagionarne la spensieratezza, la gioventù, l’occasione.

Giulia crollava mestamente la testa.

Allora Roberto fece una proposta. Per chetare un po’ gli animi, per distogliere Olimpio dalle abitudini contratte e gettare possibilmente il velo dell’oblio sul passato, imaginò di condurre seco l’amico. Alcune settimane di lontananza avrebbero rimediate molte cose.

Giulia approvò l’offerta, persuasa che suo marito non vi avrebbe posto ostacolo. Lavori in quella stagione non ve n’era — ed era poi giusto che Olimpio andasse anche a fare una visita allo zio Prospero — tutto sommato il progetto parve ragionevolissimo e conveniente.

Il pittore disse che lo avrebbe allogato nel suo studio — che ciò non gli recava nessun incomodo — anzi ne approfitterebbe per modello.

Si rise un po’ — superficialmente, perchè Giulia era triste e Roberto distratto — finchè venne Olimpio.

Le dimostrazioni furono grandi da una parte e dall’altra. Roberto finse di essere venuto apposta per condurlo via, che la solitudine gli pesava e sempre aveva in mente l’amico (verissimo per altro). Olimpio non si fece pregare e la sera di quel medesimo giorno partirono.