Pagina:Neera - Un romanzo, Brigola, Milano, 1877.djvu/199

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Ma Giulia aveva udito e una profonda amarezza le strinse il cuore.

Proprio come due anni prima ella sedette di fronte al suo compagno di viaggio, colla differenza che invece di guardarlo estatica mise il capo fuori dello sportello osservando colle pupille intente gli alberi sfrondati che le fuggivano davanti.

La brezza pungente di marzo non tardò a farla persuasa che si starebbe meglio a cristalli chiusi; ritirò la testa e Pompeo si affrettò ad alzare lo sportello.

— Ho in mente che la primavera tarderà quest’anno.

— Pur troppo! Chi sa quando vedremo il primo fiore!

Rispondendo così l’avvocato aveva uno sguardo pieno di tristezza — e così dolce, così affettuoso che Giulia si sentì commovere. Povero giovane! anche lui non era felice. Gli rivolse un sorriso gentile — e alludendo alla di lui tristezza soggiunse:

— Primavera in ritardo è buona garanzia per l’estate.

Egli la guardò un momento con una espressione di occhi indefinibile — sospirò e tacque.

Giulia a sua volta si sentì imbarazzata; strinse intorno al corpo le pieghe dell’ampio mantello e si rincantucciò fingendosi stanca — ma dietro le palpebre semichiuse spiava il suo compagno.