Pagina:Neera - Un romanzo, Brigola, Milano, 1877.djvu/212

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Che cosa sono i beni della fortuna posti a confronto della felicità del chore! pur troppo esperi men tai, a mio mal costo, che fuori dell’amore vero e profondo tutto il resto è vanità.

Roberto taceva. Olimpio continuò:

— Un cuore che ci comprende è il tesoro favoleggiato dai poeti — per mio conto non ebbi mai occasione di convertirmi a questa fede — ma tu...

Roberto tirò un gran sospiro.

— Ma tu!... — insistette Olimpio.

Roberto si cacciò le mani nei capelli.

— Ebbene? Si direbbe che hai una smentita dietro la lingua. È forse, finito tutto?

— No — interruppe freddamente il giovane innamorato — se tutto fosse finito, come tu dici, in quel tutto bisognerebbe comprendere anche la mia vita!

— Diavolo! fece Olimpio mordendosi i baffi.

— No, ella mi ama; ma, o che io sono un pazzo egoista o che il mio cuore non è fatto per accontentarsi di mezze passioni. Sacrificai per quella donna libertà, avvenire, speranze di gloria — il mondo mi è diventato indifferente; lo vedo come un punto nero attraverso la sua luce — io sono tutto per lei, ella... ella non è tutta per me! L’anima sua vaga di novità e di moto, spazia in sfere lontane dove io non posso seguirla; il suo cuore, più grande del mio, contiene un