Pagina:Neera - Un romanzo, Brigola, Milano, 1877.djvu/228

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Colle braccia strette sul petto, gli occhi cupi, rossi ancora per le lagrime sparse, egli la vide allontanarsi.

— Tutto è dunque finito? domandò con accento straziante.

— Tutto — rispose la contessa dall’altra camera.

L’uscio si chiuse e Roberto cadde sul pavimento mandando un gemito che pareva d’agonia.

Uscì da quella casa coll’animo spezzato.

Morto l’amore era per lui finita la felicità. All’amore aveva sacrificato il suo avvenire d’artista, i suoi studii, la sua ambizione di gloria — e nulla poteva oramai compensarlo perchè egli aveva tutto immolato su quell’altare.

Una febbre ardente lo fece delirare smanioso nel suo letto e sorto in piedi coll’alba, quantunque le gambe non lo reggessero, uscì nell’intento di scoprire il suo fortunato rivale.

Ricominciò a questo scopo le lunghe fazioni sulla porta della contessa, spiando ogni persona che entrava, ogni servo che usciva; aspettando il coupé azzurro e deliberato a seguirlo in una vettura da nolo. Ma per due giorni consecutivi il coupé non apparve. Allora lo prese il timore ch’ella fosse ammalata — e con quel timore gli rinacque una pazza speranza di essere amato ancora.