Pagina:Neera - Un romanzo, Brigola, Milano, 1877.djvu/230

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La bella figura di Olimpio comparve un istante sotto il riverbero del fanale — levò di tasca il portafoglio e pagò il cocchiere — il brougham ripartì donde era venuto — e Olimpio aveva fatto due passi appena sotto l’atrio, quando Roberto gli si pose davanti arrestandolo con una mano sul petto.

— Dove vai? gli disse a voce bassa ma minacciosa, voce terribile nel suo impeto represso e nello sguardo che la accompagnava.

Olimpio indietreggiò.

— Dove vai? ripetè con maggior forza Roberto.

E Olimpio a sangue freddo.

— Non ti riconosco il diritto di interrogarmi — meno poi di arrestarmi per via in un modo, lasciamelo dire, abbastanza sospetto.

— Tu vai dalla contessa!

— E perchè no? — rispose Olimpio colle medesime parole ch’ella aveva adoperate alcuni giorni prima, colla medesima impertinenza sarcastica.

— Olimpio, io t’ho sempre amato come un fratello — ma che faresti tu a un fratello che ti tradisce? Ella era la mia vita, tu lo sapevi, ella la consolazione de’ miei tristi giorni, ella il mio unico amore, e tu Caino me l’hai rapita! Oh vile, tre volte vile assassino!

Olimpio senza parlare tentò svincolarsi.

— Non fuggirai così per la fede d’iddio! Seguimi;