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Pagina:Neera - Un romanzo, Brigola, Milano, 1877.djvu/246

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Dopo gli ultimi avvenimenti, il contegno di Pompeo era diventato più bizzarro che mai — sempre timido, ma non più uniforme e preoccupato, chiuso in un mesto silenzio.

A volte pareva invaso da subiti entusiasmi, discorreva discorreva interessandosi di tutto, dei lavori di sua sorella, dei disegni all’uncinetto, del bel tempo, di teatri, di mode. Altra fiata mostravasi taciturno, ma i suoi occhi espressivi riflettevano il lampo di pensieri e speranze giulive.

Cessate le pratiche per la separazione, egli erasi assunto l’incarico di mille altre brighe riguardanti l’eredità di Olimpio, intricata di debiti e di pasticci d’ogni sorta — e non di rado doveva abboccarsi con Giulia per darle spiegazioni e informazioni in proposito.

In questi momenti appunto Giulia si accorgeva che l’avvocato era distratto, e più d’una volta lo sorprese a leggere una carta a rovescio o a cercare la frase d’una lettera, in mezzo ai numeri di una somma.

Per un sentimento di delicato riguardo, egli non andava mai a trovarla in camera; quando aveva qualche cosa da comunicarle la faceva avvertire che si trovava a’ suoi ordini e Giulia discendeva nel salotto verde.

Per tal guisa non si erano più trovati soli dopo la gita al podere — gita che aveva lasciato nel cuore di