Pagina:Neera - Un romanzo, Brigola, Milano, 1877.djvu/36

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chè? — non saprei, ma lo specchio era verde; distolse subito gli occhi e guardò i due letti.

— Buono! — in quale dovrò coricarmi?

Uno di essi portava al di sopra del capezzale l’imagine della Vergine — l’altro non aveva nulla.

Giulia si pose sotto la protezione dell’imagine sacra, ma nell’entrare in letto agitò le tende dello zanzariere e il lume si spense.

Bujo completo.

— A momenti verrà Olimpio.

Si cacciò sotto, ma coll’orecchio teso a spiare ogni piccolo rumore sulle scale; nè i romori mancavano.

Camerieri, viaggiatori, andavano e venivano senza darsi la pena di misurare i loro passi o di reprimere le loro voci; era uno sbattere di porte, un alternarsi di domande e di risposte, di comandi, di raccomandazioni, uno squillare di campanelli.

Olimpio non si faceva vivo.

A poco a poco tutti quei rumori cessarono e quasi contemporaneamente anche quelli della piazzetta. Dentro e fuori la notte stendeva il suo manto di tenebre e di silenzio.

E Olimpio? Dio!...

Mai la fanciulla aveva provato tanta angoscia come in quegli eterni momenti. Riaccese il lume, guardò le ore al suo piccolo orologio — mezzanotte!