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126 Una giovinezza del secolo XIX


del vecchio Nicola faceva la sua entrata trionfale nell’albergo della Croce Verde a due passi da casa nostra.


Uno o due anni, non più, Casalmaggiore fu la nostra villeggiatura; ma nella prova del tempo gli inconvenienti della lontananza si mostravano sempre più gravi; spesa di viaggio per sei persone, la casa per una decina di mesi abbandonata, l’impossibilità di sorvegliare quel po’ di terreno che si aveva, queste e forse altre riflessioni persuasero mio padre della necessità di vendere e tutto fu venduto; i vigneti testimoni di tante allegre vendemmie, la casa con tutti i suoi fiori, coi panciuti cassettoni a riporti di metallo, colle placche civettuole ancora nei loro platonici amori fra lo specchietto arrugginito e il candelabro spento. Tutto; anche il susino di S. Anna, anche le belle incisioni della camera da letto, rappresentanti le scene pietose della rivoluzione francese e quella povera regina che scontò in un modo così atroce le leggerezze di una società intera. Il dolore, che deve essere costato alle mie zie la generosa rinuncia, è segno di una magnanimità che, vieppiù distanziandosi nel tempo, mi appare in tutta la sua grandezza. La zia Nina anche in tale ec-