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132 Una giovinezza del secolo XIX


piacere è l’istinto più importante che il fattore dell’universo ha messo nella donna. Non importa se lungo la corruzione dei secoli e dei costumi deviò dallo scopo fino a sopprimere lo scopo stesso; esso è la voce del Creatore che affida con questo mezzo alla donna l’alto dovere di imporre all’uomo la continuazione della specie, al quale il suo egoismo lo sottrarrebbe immancabilmente se non vi fosse l’esca di un diletto. La più frivola delle donne, che si illude di infiocchettarsi e di civettare per seguire la propria vanità, ubbidisce senza saperlo a questa legge suprema; ma la donna che sente nobilmente di sè, che è pronta a tutti i doveri del suo sesso, ne esige pure i diritti e vuole amare e vuole essere amata, perchè le sue labbra non devono chiudersi per sempre senza aver conosciuto il bacio dell’uomo, nè il suo grembo isterilirsi prima di avere comunicato i misteri del suo essere alle generazioni future. Nessuna vera donna sottoscrive a questa rinuncia senza soffrire; talvolta la sofferenza è spasimo e disperazione, tal’altra è profonda mestizia o rassegnazione malinconica od anche fierezza di silenzio, o vertigine di oblio; ma qualunque sia il velo pudico che cela la sofferenza, guardatele bene queste vergini canute e, salvo rare eccezioni, sollevando un lembo