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140 Una giovinezza del secolo XIX


pochi assiomi saldamente imperniati sull’esempio. È appunto questo esempio, non mai in difetto, che lo solleva al di sopra della folla e tanto alto nel mio cuore. Le vere qualità di un uomo meglio che in pubblico si giudicano fra le pareti domestiche. Quanti appaiono educati in società che in famiglia si abbandonano ai loro istinti volgari! Le conosciamo tutti, io credo, le famiglie danarose che, fra le eleganti suppellettili dei loro appartamenti, si abbandonano a discorsi da trivio e dinanzi ai figliuoli, che hanno già la loro fortuna assicurata, non sanno parlar d’altro che del modo di accumulare ricchezze e tengono in gran conto A. perchè ha molti soldi e disprezzano B. che è povero. Ah! vivaddio, noi non eravamo ricchi, ma di denari non si parlava mai e quelle celie di cattivo gusto e quei bassi intercalari di gente che porta addosso un patrimonio in brillanti non varcarono mai la soglia di casa nostra. E questo non solo per la innata signorilità di mio padre; anche le sue sorelle erano provinciali, erano ignoranti, ma volgari no; neppure la zia Margherita nei suoi impeti di collera; e non lo erano i miei fratelli, eredi delle migliori qualità del nostro genitore.

Potrebbe per avventura chiedere qualcuno de’