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Una giovinezza del secolo XIX 179


poter dare attraverso alle pagine di quei volumi uno sguardo nel mondo che non conoscevo. Desideravo anche molto di avvicinarlo questo mondo pieno di belle cose a me ignote, desideravo specialmente con ardore soffocato di poter andare ad una festicciuola da ballo. Amavo il ballo con passione, ma dove battere il capo se non avevamo relazioni? E andare con chi? Non certo colle vecchie zie di provincia che non avevano mai visto un ballo. Il mio buon padre si sacrificò accettando l’offerta di un conoscente che ci avrebbe presentati in una famiglia; ma sorse subito una grossa questione. — Che vestito metterai? — mi chiese papà con una certa inquietudine. Io che temevo di perdere l’occasione, che non avevo alcuna idea di abiti da sera, mi affrettai ad assicurarlo che non mi mancava nulla. E i guanti? — soggiunse mio padre. — Ho anche i guanti. Allora, felice, combinai la mia toeletta colla zia Margherita.

Premetto che manco di buon gusto naturale. Se sono riuscita, molto tardi, a vestirmi press ’a poco convenientemente, mi ci vollero grandi sforzi; nè le mie zie attempate non avrebbero potuto in capitolo moda aiutarmi di consigli. Incominciai dunque a stringere i miei lunghi e folti capelli in due trecce fitte fitte che me li ridussero a metà; in-