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Una giovinezza del secolo XIX 187


ripetere: Anche noi siamo infelici? Situazione veramente crudele questa di persone tutte buone che senza volerlo, senza saperlo, si facevano reciprocamente soffrire. E ancora le mie zie, avendo il vantaggio di sorreggersi a vicenda e di rievocare in due un medesimo passato, sfuggivano al pericolo dell’isolamento che anche mio padre poteva nella sua professione e nella libertà de’ suoi atti per qualche ora almeno evitare.

Io diventavo invece sempre più distratta, estranea a quanto mi circondava, estranea alla vita. Delle mie balordaggini segnerò qui un esempio che potrà difficilmente trovare un riscontro altrove. Una delle ultime volte che andammo a passare le vacanze a Casalmaggiore, fui invitata a festeggiare Santa Teresa da una cara vecchietta amica delle mie zie, che abitava quasi tutto l’anno un suo podere in vicinanza del Santuario della Fontana. Buon pranzo, semplicità antica, visita al giardino colmo di frutta nonchè di fiori, e da ultimo, poichè la compagnia era in maggioranza composta di nipoti, tutti giovani, si ballò sull’aia al suono di un organetto e al blando lume di una lanterna sospesa a un palo. C’era anche un dilettante di chitarra che variava il trattenimento con alcune romanze sentimentali. La padrona di casa ebbe un succes-