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202 Una giovinezza del secolo XIX


gioie, abbattute da profonde malinconie, ma capace di tutte le esaltazioni, ma risorgente dai suoi accasciamenti, come in una costante resurrezione". Non potrei trovare un’antitesi più stridente con quella che fu la gioventù mia. Quanta gioia in quell’anima librata a spirituale commercio cogli ingegni più eletti che placavano la(21) sua sete di intellettualità, cui ogni parola, ogni pensiero eran forte e soave pascolo! Come si comprende il palpito indicibile di quella vita in cui fremeva ed ardeva, non una immensa speranza, ma una immensa certezza! Trascrivendo queste parole rabbrividisco ancora. Sento ancora il freddo invincibile delle mie giornate d’inverno trascorse nel grigiore del malinconico salottino a cucire, a cucire, a cucire, coi ginocchi ravvolti in uno scialle, sulle mani due paia di guanti; e i vesperi desolati del luglio e dell’agosto, quando abbrancata ai ferri della finestra, nell’abbandono della rassegnazione, scrutavo sulle finestre lontane il ritmo di altre vite, poi che alla mia mancava anche la più lieve speranza. Io non so che sarebbe avvenuto di me se la mia intelligenza si fosse sviluppata in circostanze di serra calda, di coltivazione intensa, di luminosa fioritura, di omogeneità infine e di felicità. Non lo so. Forse sarebbe stato me-