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214 Una giovinezza del secolo XIX


aveva attossicato fin dalle sorgenti la mia ingenua giovinezza. Era il dramma di tante anime femminili che si era ripercosso attraverso la deviazione di un’anima sulla speciale sensibilità dell’anima mia; e che avessi colpito nel segno me lo dissero innumerevoli lettere di ignote, e la loro commozione e le loro lagrime e il melanconico e pur dolce conforto di sentirsi comprese.

Non mi dilungherò a parlare dei libri che io scrissi, rammentando opportunamente il consiglio di Jacopo Todi: Dove è chiara la lettera non fare oscura glosa. Inoltre preparando queste Memorie la mia intenzione era solamente quella di far conoscere le circostanze un po’ eccezionali in cui si svolsero i primi anni della mia vita, quegli anni che sono per lo sviluppo dell’uomo ciò che il sole e la rugiada sono per la pianta. Poche volte nella storia si avvertirono cambiamenti così radicali come dalla metà del secolo scorso ai nostri giorni, e se considero ciò che erano di arretrato, fin da allora, gli usi e le abitudini delle zie venute dalla provincia a dirigere la mia educazione, posso credere di non essermi ingannata troppo a giudicare che un parallelo sarebbe interessante a farsi fra quel che ero io e quel che sono le fanciulle moderne. Ma non è di ciò che devo occu-