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centrato, questa passione interna che io voglio pur chiamare amore, come dice la nostra divina Lilia, anche se altri si accontenta di chiamarla ispirazione. E credo che se venne dedicato principalmente il nome di amore al fatto che genera la vita, è non per altro che per questo. Più la cosa creata è grande e più implica nell’atto creatore una forte somma di amore. Rammento una gita fatta al Piccolo San Bernardo, in una calda giornata di agosto, e il ritorno penoso sotto il sole bruciante che ci consigliò di fermarci a mezza strada per prendere un bagno. C’era lassù uno stabilimento impiantato di fresco con tutte le comodità moderne: vestibolo grandioso, ampi corridoi, luce abbondante, campanelli elettrici, vasche di marmo, sali d’ogni qualità, termometri di tutte le grandezze... e un filo d’acqua: così poca acqua che non riuscii ad immergervi i ginocchi. Davanti a certe opere musicali di cui si vantano i pregi vi assicuro che mi viene in mente quel bagno, dove uno specialista avrebbe potuto ammirare l’impianto, ma dove il pubblico non ci si poteva bagnare.
Qualcuno osservò che don Peppino aveva dello spirito.
— Naturalmente — disse il giornalista — parlano per bocca sua tutti gli scrittori della terra! È il vero caso di dire che parla come un libro stampato. Ma concludiamo: Poichè si ven-