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dolcezza gli infondeva nel cuore, veniva sostituendosi una inquietudine, un malessere, un contare tormentoso dei minuti che fuggivano, uno scontento di sè che arrivava qualche volta ad una specie di rabbia sorda dove anche il sentimento dell’ammirazione sembrava intorbidarsi di nuove correnti occulte.
Sintomo grave del rivolgimento che stava compiendosi in lui si accorse di provare, dapprima inavvertita, poi via via crescente e indomabile, una insofferenza degli amici, degli adoratori, di tutto quel circolo prono davanti a Lilia, intento a carpirle uno sguardo, una parola; specie di Corte dove ognuno occupava un posto in ordine gerarchico e che si rinnovava di sempre fresche reclute. Il privilegio a lui concesso di intimi colloqui sul verone, quegli istanti incantevoli di voluttà e di poesia in cui più che vederla se la sentiva accanto, bianca visione, per lui, solo per lui, intanto che gli altri ciarlavano e ridevano nell’interno delle sale, quel privilegio che lo aveva reso fiero fino allora, gli acuiva adesso la disperazione di lasciarla mentre appunto tutto il suo essere vibrava del fascino di lei, e là, su quel verone, avrebbe voluto che incominciasse l’eternità.
Quante volte egli scendeva da Bergamo alta con un programma di audacia che andava svolgendo nello stretto vagone della funicolare, cre-