Pagina:Neera - Una passione, Milano, Treves, 1910.djvu/165

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gli batteva così forte? Perchè il sangue sembrava tumultuare nelle sue vene? Era vero, era vero ch’ella lo amava?

Contro ogni aspettativa ricevette una lettera di Lilia il giorno dopo. Poche parole appena che gli annunciavano una assenza improvvisa, senza dire dove; ma per compensarlo gli mandava un pezzetto del nastro celeste che ella aveva alla cintura l’ultima volta che si erano visti e che odorava ancora di gelsomini.

Per quanto fosse gentile il messaggio, Ippolito sentì darsi una stretta al cuore. Che cosa era egli per quella donna? Quale vincolo li univa?... Tutta la sua gioia cadde d’un colpo. Era dunque niente altro che una illusione?... Eppure l’amava, l’amava da impazzirne, da morirne; e questo amore cresceva disperatamente di giorno in giorno, d’ora in ora, di minuto in minuto. Sentiva di non poter più vivere lontano da lei, e sentiva anche che non gli bastava più starle vicino in attitudine di amico. Gli era venuta una frenesia di abbracciarla, di stringerla al petto, quasi così facendo potesse tenerla avvinta per sempre e non lasciarla più, non staccarsene più.

Pazientò quattro giorni, poi corse a Milano. Lilia non c’era. La portinaia non sapeva nulla. Fece il giro della casa, vide le finestre tutte chiuse, chiuso il balconcino dove aveva passato