Pagina:Neera - Una passione, Milano, Treves, 1910.djvu/183

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se stesso con un sorriso quasi birichino. Invece di un amico saranno stati sette od otto; lo avranno circondato, stordito, che so io! Per ottenere la pace si sarà deciso di andare a pranzo con loro; un rifiuto, in seguito al trionfo d’oggi, poteva sembrare superbia. Dunque, pranzo, brindisi, qualche bicchierino di più...

A tal punto del monologo l’onesto pedagogo si sovvenne di avere egli stesso ceduto in quel giorno al bicchierino; e sorrise di nuovo, bonariamente, con una punta di malizia dove rilucevano le ultime gocce del vino di marsala. Bagattelle! Bagattelle!

Con tale grido e roteando leggermente la canna si presentò sulla soglia della cucina dove la servetta rimase a bocca aperta a contemplarlo.

La faccenda camminò meno liscia, anzi si guastò addirittura, quando dovette annunciare a Romolo che tornava solo. Come non bastasse il ritardo, anche solo doveva essere? E dove si trovava, poi, Ippolito? A questa domanda categorica Remo non poteva rispondere in verun modo, ma si ingegnò a descrivere l’aspetto del Conservatorio riboccante di gente, il successo della composizione, gli applausi, l’entusiasmo, la gloria futura...

— Dov’è Ippolito? — ruggiva il colosso al colmo del malumore.