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— Ti amo, ti amo! — mormorava Ippolito cingendo colla mano impaziente la sottil vita di Lilia.
Uscendo dal bacino di Como, mentre il battello lambiva la terrazza di un giardino, un profumo acuto e voluttuoso fece sollevare a Ippolito le nari frementi.
— È l’olea fragrans, — disse Lilia, — il profumo speciale di questo lago. — E mostrò a Ippolito che non lo conosceva il fiorellino bianco aggruppato sugli alberelli dal lucido verde di smeraldo.
— Soave profumo! — mormorò il giovine seguendo con occhio di rimpianto gli alberelli che sparivano insieme alla riva.
— Ne troveremo ancora — aggiunse Lilia: — il lago ne è pieno.
Una nuova scoperta intanto colpiva Ippolito. Erano tutti quei nomi di donna scritti sulle ville, sulle piccole case, dovunque sporgesse la fronte di un tetto; nomi dolci, misteriosi, che apparivano a un tratto sul fondo bianco o roseo della facciata e subito sparivano inabissandosi tra il fitto fogliame, lasciando nella mente una curiosità vaga di bellezze nascoste, di amori rinchiusi...
— Oh! amarsi, qui, per sempre! Per sempre, Lilia!
Ella non rispose subito, chinandosi a toccare