Pagina:Neera - Una passione, Milano, Treves, 1910.djvu/195

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siamo cugini, non dimenticarlo; e, in ogni caso pensa che l’amore fra cugini è permesso.

— I signori avranno appetito — chiese la donna.

— Perbacco! — disse Ippolito: — Me ne ero scordato. Ho una fame rabbiosa. Ma voi che cosa avete da darci?

— Il padrone ci ha ordinato di preparare una refezione per lor signori; come s’è potuto... compatiranno... siamo lontani dall’abitato. Quando c’era la povera contessa faceva venir tutto da Milano.

— Bene! bene! — interruppe Lilia; — regoleremo queste faccende in seguito. Intanto portate quello che c’è. Non saremo schizzinosi, nevvero cuginetto? A rigor di termine io mi accontenterei di una tazza di latte e di due pesche.

— Speriamo vi sia dell’altro, — espresse Ippolito con una specie di apprensione che dava la misura del suo appetito giovanile e che fece ridere insieme Lilia e la moglie del custode.

Sembrava oramai che si fossero sempre conosciuti.

— Mio marito li condurrà nelle loro camere intanto che io dò una occhiata in cucina. Del resto, tutto è pronto.

Una bella scala di marmo a destra del vestibolo guidava al piano superiore dove sopra una galleria all’uso delle vecchie case veneziane si aprivano quasi tutte le camere.