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Pagina:Neera - Una passione, Milano, Treves, 1910.djvu/243

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— Sì, è bella, — confermava Lilia: — e per me quasi nuova. Le stufe e i caloriferi ci hanno tolta questa bellezza.

— Io invece non mi scaldai mai in altro modo.

— La tua infanzia deve essere stata tanto diversa dalla mia!


Una sera, in cui più aspra soffiava la tramontana e la si udiva sibilare tra gli alberi del giardino contorcendoli a guisa di dannati, Lilia precisò la sua inchiesta:

— Parlami della tua infanzia.

— Non la conosci un poco?

— Parlamene ancora. Tu non sei stato un bambino felice. Chi ti amava quando avevi cinque anni?

— Nessuno.

— E quando ne avevi dieci?

— Nessuno.

— E quindici?...

— Nessuno. Cioè...

Ippolito si interruppe. Una cara, buona, onesta faccia di vecchio gli si affacciò di colpo con una espressione così triste che gli parve di sentirsi stringere il cuore.

— Non vorrei essere ingrato; qualcuno mi amava.

— Tuo zio Remo?

Ippolito le fu riconoscente di avere indovinato.