Pagina:Neera - Una passione, Milano, Treves, 1910.djvu/257

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l’ho esortato a non illudersi troppo. Che ne dite, mia regina? Non parlo di me che sono il più devoto dei vostri servitori.

In verità non so che diavolo m’abbia oggi; non mi riesce di raccapezzare le idee. Non vi ho detto nulla, nevvero? eppure ho tante cose da narrarvi. Un ufficiale mio amico aveva un can barbone addestrato a portare il paniere delle provviste. Accadde una volta che se lo lasciasse sfuggire di bocca rovesciando per terra il contenuto che si trovò essere per combinazione due o tre dozzine di gamberi vivi. La sorpresa del cane non fu piccola quando vide andare in giro la mercanzia del suo padrone, ed armeggiando or con l’una or con l’altra zampa tentava di ripigliarla, ma non riusciva ad altro che a farsi pungere senza ricondurre neppur uno dei fuorusciti al paniere.

Così è. Ho rovesciato anch’io il mio paniere e i pensieri scappano un po’ qua un po’ là, molti di essi a ritroso per fatale analogia! Basta, abbiate pazienza, che cercherò dal mio canto di trovare un po’ di coraggio, e chi sa che pian pianino non si arrivi. Tanto, la giornata è pessima. Le nebbie di novembre sono già cominciate. Che tempo fa sul lago?

A proposito: stavo ieri nella mia camera rileggendo i pensieri di Rivarol, quando mi venne introdotto un ometto... Pazienza, vi ripeto,