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Un lieve colore ravvivò le carni del piccolo Enrico. Diana, tornando in sè, vide sorridere il bimbo, e vide un raggio di peregrina gioia sulla fronte di Luigi.
La baronessa, che al grido di Diana era accorsa, si fermò sulla soglia di quella camera splendente come un altare, e dove l’amore trionfando nella sua manifestazione più santa, sembrava cacciarnela come i farisei del Vangelo dal tempio di Israele.
Ella si sentiva straniera all’onda mormorante di preghiere e di benedizioni che circondava la piccola culla — ella non aveva diritto di sedersi a quel capezzale — ella non aveva il potere di dire a quell’uomo che piangeva come un fanciullo:
— Vieni, lascia tuo figlio e seguimi.
Poichè egli piangeva, sì, baciando una bianca manina che circondava il suo collo, e il vagito dell’innocenza si mesceva ai puri trasporti di una felicità sacra.
Oh! commiseratela, perchè un angelo non le suggerì le parole del pentimento, e non ebbe la divina ispirazione di inginocchiarsi e di piangere anche essa.
Le lagrime talvolta sono un battesimo — ma Cristina non pianse.
Altera, muta, si allontanò; nè il giorno appresso fece parola della sua presenza, al contrario si dolse che non fossero andati a chiamarla.