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Si trovavano davanti al cancello; Luigi taceva ancora.
— A che cosa pensate? — domandò alla fine con voce tremante e con un palpito giovanile nel seno.
— Penso che a momenti vedrò mio figlio.
Era troppo per quel cuore avvelenato. Una panchina di marmo si addossava al muro — ella vi si lasciò cadere.
— Che fate? esclamò Luigi con una meraviglia che non era punto artificiale.
Cristina lo guardò fisso negli occhi, e rialzandosi e fuggendo su per le scale, mormorò soffocando con ambe le mani i singhiozzi:
— Oh! non mi ama più!
Nè s’ingannava — Luigi aveva spezzate le vecchie catene.
*
Un nuovo personaggio si presenta ora simile ad Atropo, la parca che tagliava il filo dopo che Cloto e Lachesi lo avevano ingarbugliato e ritorto.
Ma vi prego, lettrici, di non immaginare un’Atropo quale ce la presenta il vigoroso pennello di Michelangelo, vecchia, sdentata, grinzosa.