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Pagina:Neera - Vecchie catene, Milano, Brigola, 1878.djvu/136

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Un rumore deciso si fece udire questa volta; era il fruscio di un corpo che strisciava lungo la siepe.

— Un cane o un contadino — disse il dottore per rassicurare Diana, che parve sgomentata.

E la carrozza non si vedeva.

Calò il sole; le prime stelle luccicavano sul sereno trasparente del cielo — la giornata era finita.

— Dobbiamo ritornare?

Rifecero la strada, malinconici entrambi, quantunque per ragioni assai diverse.

Appena giunti alla villa, mosse loro incontro la baronessa annunziando che Luigi era arrivato.

— Come? quando? dove si trova?

La gioia di Diana, risorta per un istante, fu annientata dalla risposta di sua zia:

— È stanco e pare molto preoccupato, perchè si chiuse nella sua camera, lasciando ordine formale di non disturbarlo.

— Ma quest’ordine non può riguardarmi!...

— Perchè? — fece la baronessa con uno sguardo rigido.

Diana sentì come l’impressione di una lama acuta che le attraversasse il seno. Fuggì senza salutare, e riparò presso la culla del suo bambino.

Là proruppe in uno scoppio di pianto e inondò di lagrime cocenti i biondi capelli d’Enrico, che sollevandosi sul suo guanciale e guardando maravigliato