Pagina:Neera - Vecchie catene, Milano, Brigola, 1878.djvu/44

Da Wikisource.

— 38 —


— Udite, Luigi. V’ho io mai ingannato? V’ho mai lasciato ombra di dubbio, che il mio contegno a vostro riguardo non fosse dettato dall’amore più vero? Posso cambiare ora? ora che l’età mi ribadisce più tenaci gli affetti e mi crea il bisogno di vedervi sempre al mio fianco? Che cosa vi offro? La felicità e la pace. Pensate quali vantaggi ha per voi quest’unione che vi assimila alla mia famiglia e getta nuove basi di prosperità nel vostro avvenire. Se non accettate, io crederò che avete altri progetti.

La voce della baronessa divenne tremante — un lampo balenò nella sua pupilla; ma fu subito spento, e col più blando dei sorrisi soggiunse:

— Luigi, Luigi mio... guardatemi!

Stettero così qualche istante, muti.

Sotto il verone, nel parco, stormivano le querce, e la pallida luna di settembre le inondava di una luce fredda, cristallina, che faceva scintillare la superficie lucida delle foglie.

Un’alta quiete si stendeva nei boschi, giù nella valle fino ai confini delle montagne, che si staccavano nette e taglienti sul cielo sereno.

— Non avete mai pensato — disse la baronessa alzando gli occhi alle stelle — che questi mondi luminosi sospesi sulle nostre teste hanno veduto il primo uomo e vedranno l’ultimo di noi? Chiedete ad essi perchè il fiore sboccia ed appassisce, perchè la neve cade e