Pagina:Neera - Voci della notte, Napoli, Pierro, 1893.djvu/66

Da Wikisource.
60 Neera


— La tua casa rimarrà deserta; nessuno più ti vorrà bene come tuo padre, nessuno più ti bacerà come la mamma tua.

— Ma vi sono altre case gaie, ridenti.

— Vi sono altresì menzogne, ipocrisie, tradimenti.

— Amo i giardini verdi dove fioriscono le rose.

— C’è il turbine che passa devastando i giardini, ingiallisce le erbe verdi e avvizzisce le rose.

Il bambino ristette un poco, ansimando coi piccoli polmoni ammalati.

— C’è una fiamma prodigiosa, ardente, che solleva le anime a vette inesplorate, che ispira i poeti, che conforta i martiri, che detta le opere più sante — la chiamano Amore. Vorrei vederla.

— Bimbo, quando le tue ossa riposeranno sotto le viole del camposanto, inaffiate dalle lagrime di tua madre, una fiammolina sorgerà dalle zolle, fiamma che inseguita fugge.. quello è l’Amore.

— C’è — disse il bimbo, sempre più pallido — una stella lucente, alta, pura, che rende immortale la fronte su cui si posa — la chiamano Gloria. Vorrei toccarla.

Sempre più grave la voce dell’Alto rispose:

— Anche vedrai dalle zolle paludose sorgere, a sera, con parvenza di corpo un’ombra ed oscurare i piccoli corpi vicini; ma il primo raggio di sole venuto dall’alto scioglierà, sperdendo nell’aria, ciò che non era altro che nebbia. Così è la Gloria.

— Dicono che una rugiada celeste scenda su tutti gli afflitti, bagni e ristori ogni tristezza umana — è il Bene. Vorrei esercitarlo.

— La goccia che cade dal cielo trasparente e pura ma che appena toccata la terra si converte in fango, ecco il Bene.