Pagina:Negri - Le solitarie,1917.djvu/115

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il crimine 109


Sempre guardandolo in faccia, mentre egli se ne stava immobile, indietreggiò di qualche passo, e girò l’angolo della capanna; poi si diresse, d’impeto, verso il villaggio, senza più curarsi di lui.

Nel subitaneo oscuramento delle facoltà, nella tenebra in cui l’anima brancolava, l’istinto guidava i suoi passi, come una mano ignota, ma sicura ed imperiosa, conduce quelli d’una cieca.

Liberarsi. Glielo aveva consigliato il suo amante. La parola, senza suono ma pregna d’un significato terribile, batteva batteva alle sue tempie, col picchiar sordo, uguale, incessante del martelletto d’una macchina. Liberarsi. Del vivo e del non ancor nato, nel medesimo tempo. Si vergognava di portar nel grembo l’impronta di colui, che non la voleva. Più del terrore d’uno scandalo, poteva su di lei quest’onta segreta. Eppure, come lo aveva amato!...

Quasi con rabbia, tanta era la passione. Ed egli, con che fame e con che furia s’era gettato su di lei, lungo i margini e dietro i macchioni delle complici scorciatoie selvagge!...

Femmineo, in apparenza; ma, solido, tem-