Pagina:Negri - Le solitarie,1917.djvu/186

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180 confessioni


cia, queste parole, una notte in cui, di ritorno dal teatro, egli aveva trovato, per tormentarmi, le più sapienti novità, le torture morali più raffinate. E mi scagliai pazzamente contro la sua ira, volendo, nel mio parossismo, che almeno una volta fosse giustificata: certa, certissima che Paolo mi avrebbe uccisa sull’atto.

“Ed ero lì, provocante, imperterrita, pronta a confessare — ma che dico?... — a proclamare il nome dell’altro e i particolari e tutto: a dilaniarlo alla mia volta, con frasi più affilate dei coltelli.

“Ma non mi prese per la gola. Non mi strappò di bocca nessun particolare. Cadaverico, irriconoscibile, col terrore della mia colpa negli occhi, sgretolando con l’unghie il tavolo a cui s’appoggiava, non seppe altro che balbettare:

— Tu, Marika, tu?... hai fatto questo, tu?...

“Capite?... Mai una volta quell’uomo aveva creduto alle ragioni che dava alla sua gelosia. Mai una volta aveva creduto ai capricci, alle infedeltà delle quali mi aveva accusata. La verità, ora, lo fulminava. Anni ed anni mi aveva fatta soffrire, così, per assecondare