Pagina:Negri - Le solitarie,1917.djvu/200

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gendomela contro il petto, urlai, singultai, bestemmiai, mi rotolai sul tappeto, battendo il capo negli spigoli dei mobili.

“Ero salva.

“E potei continuare a vivere. Come, non so. È così forte l’istinto vitale!... I fanciulli crebbero; ma dalla mia voce, sempre per essi chiara e soave, mai più udirono nominare il padre, che pure stava, ombra immobile, fra me e loro. Anche nella morte egli doveva essere mio, esclusivamente mio. Chiuso nel mio cuore, come nella sua tomba.

“Mario è, ora, guardiamarina su una nave in crociera nell’Atlantico, e Donella sposa felice in Inghilterra. Le è nato il primo bimbo. Lo ha chiamato Elio. Non desidero di vederlo.

“Sono contenta che i figli se ne siano andati. Ho disfatta la casa dove nessun dovere mi teneva più. Sto meglio: sola col mio uomo: lo porto con me, dappertutto. Senza radici sulla terra, poichè le radici son nel mio cuore. Io non credo nella vita futura, nel ricongiungimento degli spiriti dopo la morte. Se vi credessi, mi sarei già uccisa per andare incontro al Compagno. Ho spinto invece, per trovar la forza di vivere, la mia volontà di evoca-