Pagina:Negri - Le solitarie,1917.djvu/267

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“mater admirabilis„ 261


gnano, più che non dicano, le parole che l’altra ha già lette sul suo volto:

— È morto.


Verso le cinque del pomeriggio (è già notte fitta, le lampadine elettriche fasciate di violetto immergono lo scalone in una penombra livida e quasi paurosa, un diaccio nevischio mulina nella via intorno ai fanali azzurri, solo nella chiusa portineria splende il faro giallo d’un becco a gas) la vecchia, come se nulla fosse avvenuto, prepara la cena su un fornelletto.

Il fanciullo ha fame e sonno: frigna, piagnucola, inquieto, stanco, attaccato alle sottane della nonna. Ha in cuore il papà, non sa parlare che del papà, vuole il papà.

— Nonna, quando il papà sarà tornato, avrà la medaglia anche lui, come l’ufficiale che va sempre a trovare la signora contessa?...

— Sì, caro.

— E se io ammazzo cinquantacinque tedeschi, tornerà presto il papà?...

— Sì, caro.

La pazienza della nonna non si affievolisce. Ella imbocca, cucchiaiata dopo cucchiaiata, il