Pagina:Negri - Le solitarie,1917.djvu/291

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il denaro 285


cancello schiudersi, e la massa nera irrompere, come un’onda.

Portavano a lei, dall’opificio, sua madre, morta.

Era caduta di schianto, fra due telai, battendo il capo contro una cassa piena di spole. Nè una parola, nè un sospiro, nè un gemito: nulla. Un po’ di bava alla bocca, un invetrarsi subitaneo delle pupille, un irrigidirsi di tutte le membra — e il silenzio.

Prima d’aver finito il suo lavoro, prima d’aver raggiunto lo scopo pel quale viveva, era crollata, così, al suo posto di fatica.

L’orfana la ricevette fra le braccia, aiutò a posarla sul letto, muta, con faccia terrea, con occhi sbarrati, insensibile in apparenza. Stupore, pareva, più che dolore.

Il padre, non lo aveva conosciuto. Alla morte non aveva mai pensato. Per la prima volta, la morte la colpiva in pieno, nella persona della sua mamma, nell’unica che la toccasse da vicino, che le fosse necessaria, e nota come il proprio corpo. Mai la madre le era apparsa creatura a sè, dalla quale potesse un giorno venir separata, e che fosse soggetta a leggi individuali di vita, di malattia, di morte.