Pagina:Negri - Le solitarie,1917.djvu/310

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304 il denaro


Mongilardi si avvicinò, la sostenne. Un tremito ininterrotto le scuoteva le mani, le spalle, il petto incavato. La crisi isterica parve volere abbatterla.

— Se ne vada, signorina. Qui non è posto per lei, ora — disse Cajrati a Veronetta, pallidissima, stravolta.

— L’accompagno io — le mormorò Paolo Màspero nel collo. — Andiamo, andiamo. È già tardi. Lasciamo che quella disgraziata se la sbrighi da sè con l’amministrazione. Venga con me.

Uscirono, nella vampata vermiglia del torrido tramonto. L’uomo la portava, quasi: tanto l’emozione l’aveva resa debole, incerta nel passo, con vene vuotate di sangue. Per la prima volta la protezione d’un uomo si curvava sulla piccola solitaria, rimoveva un sasso dalla sua strada; ed ella vi si abbandonava infantilmente, come se quel maschio barbuto e muscoloso, che di sotto la civile apparenza emanava il sentore della bestia selvatica, fosse suo padre.

— Le perdoneranno?... Dica. Povera donna!... Ha due bambini. Vede, vede il bisogno, a che cosa conduce?... Nessuno dovrebbe trovarsi nel