Pagina:Negri - Le solitarie,1917.djvu/321

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il denaro 315


durezza di linee e incavatura d’ombre, che le anime ne eran rimaste stupefatte e scosse.

E la cronaca ed il pubblico s’erano impadroniti di Veronetta Longhena.

Senza sforzo, senza sorpresa ella era balzata in piena crudità di luce. S’era trovata in una casa di vetro, esposta all’avida e non sempre benevola curiosità di tutti gli occhi: non un velo le era stato lasciato, perchè l’anima sua potesse coprirsene. Troppo ella aveva dato di sè in quella prima opera, perchè qualcosa avesse a rimanerle di chiuso e di geloso.

Ma il raffinato supplizio le era parso magnifico.

Non per vana febbre di esibizione, in donna così semplice e fiera. Ma perchè ogni alba, svegliandola, le dava la certezza di trovarsi di fronte ad una nuova battaglia, ed all’obbligo strenuo di armarsi. Aveva imparato a castigare, a disciplinare la propria arte, a penetrare il fondo dei cuori e dei caratteri per estrarne con forza e con dolore il sanguinante nòcciolo della verità, e per esprimerlo con la parola più aderente, con la sola necessaria. La guida del “buon Maestro„ che aveva su di lei l’autorità d’un padre, le era