Pagina:Negri - Le solitarie,1917.djvu/333

Da Wikisource.

il denaro 327


la sua coscienza; e tormentava intanto con la punta del parasole le due sbarre fra le quali, un giorno, la selvaggia bambina dai riccioli rossi era scivolata per guardar senza paura l’abisso.

— Non penso più al denaro. Non lo odio, nè lo amo. Non me ne accorgo. È un elemento naturale di vita, che viene a me, a te, come è naturale ch’io scriva romanzi e novelle, che tu difenda gli accusati in tribunale.... Ma difenderli è la tua gioia, scrivere è la mia gioia.... E poi, ci amiamo. Il denaro che c’entra?... Fausto!... Chi me l’avrebbe detto, quando attraversavo questo ponte ogni mattina per andare all’ufficio, malvestita, brutta, rasentando le spranghe come una gatta arruffata?... E mi rodevo nell’angoscia della miseria e non sapevo che sarebbe venuto l’amore, il tuo amore, Fausto!...

— Principessa Olivia — egli rise, inclinando verso di lei la testa leonina già canuta alle tempie, ma che s’illuminava di un radioso sorriso infantile. — Principessa Olivia, il principe Azzurro vi prega di accoglierlo nel giardino della vostra reggia.

— Benvenuto voi siate, signore — ella rispose, subitamente docile al fresco gioco.