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nella nebbia 29


rasente i muri, imbacuccata e felice, quando una voce maschia le susurrò alle spalle:

— Signorina....

Non si volse, continuò la strada, col cuore che le martellava. Nessuno, nessuno, fino a quel momento, l’aveva seguita per via.

— Signorina....

L’uomo la seguiva davvero, accordando il passo con quello di lei, mormorando altre parole, vuote, incoerenti, dolcissime. Raimonda le udiva per la prima, forse per l’unica volta; e la maschia voce era calda, profonda, vellutata, di quelle che agiscono immediatamente sui sensi.

Con un rapidissimo volger del capo e delle pupille aveva scòrta l’alta figura d’un giovane, sfumata nella bruma che intorbidava, velandoli, i lineamenti del viso. Ah!... Quell’ignoto non l’avrebbe vista in faccia, non avrebbe celato il brivido del ribrezzo davanti alla mezza maschera deforme. Fitta veletta, fitta nebbia, ora di sogno, nella quale ella pure poteva esser bella per un uomo: ora che forse non sarebbe ritornata più!...

Tacque, lasciò dire, lasciò che l’ignoto le si avvicinasse alle spalle, le si serrasse dap-