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:: Stella mattutina 57

Francescone e Sergentin tengono i remi. Jole e canotti radon le acque con rapidità tripudiante, balenando nel passaggio sorrisi e pupille. Nuotatori guazzano a robuste bracciate; ma le loro teste sgocciolanti a fior d’acqua, quasi fossero staccate dal corpo, hanno una fissa espressione di spasimo che la figlia di Vittoria è forse la sola ad osservare; e il cuore le si stringe, e vincersi non può.

Se ne sta raggomitolata, in silenzio, nel fondo della barca: tutto quel verdazzurro laminato di sole le dà il barbaglio negli occhi. I compagni pensano che ella sia superba, e si tenga sulle sue perchè studia alla scuola normale, e non si sporcherà mai le mani con le lane da cardare e l’olio nero degli ingranaggi; e la sogguardano con un po’ di diffidenza. Ella invece ha, semplicemente, paura: paura dell’acqua; e non lo vuol dire, per orgoglio.

Quell’elemento senza forma, senza compattezza, ch’ella non può stringere nella mano o calcar sotto il piede; ambiguo, mutevole, traditore; che sta e fugge, che è ma anche non