Pagina:Negri - Stella mattutina, Mondadori, 1921.djvu/73

Da Wikisource.
:: Stella mattutina 67

Sì: ella crede di saperlo. Ne ha parlato con altre fanciulle; l’ha intravisto, dietro frasi sapientemente velate, in certe pagine di romanzi. Ma, quando giunge per lei la crudeltà della rivelazione fisica, il vero l’atterra.

È sola in casa. Maggio entra dal balconcino aperto, tacitamente frenetico, con tremuli riflessi di verde, tepore di sole, profumo di acacie e ronzii musicali di bombi in amore. Ella vorrebbe sempre udire ronzio di bombi in un silenzio verde. Tiene in grembo un’antologia, aperta su una pagina di versi eterni. Deve mandarli a memoria, per la prossima lezione d’italiano; ma non le riesce.

Non le si fissano nel cervello: rimangono sospesi a mezz’aria, per incanto, confusi con il tepor del sole, il profumo delle acacie, il ronzio felice dei bombi. Pensa una cosa bella, che le sorride: nessun poeta ha scritto quei versi: nacquero meravigliosamente da sé, nell’animo e sulla bocca degli uomini, in un mattino di maggio. Son come l’aria, sono un elemento, si può sprofondarvisi...