E via e via, per monte e per pianura,
Vïaggia notte e giorno,
Fatato augel che non avrà ritorno,
16Brano d’alma lanciato a la ventura:
Ma niun le invola il suo mister profondo.
Chi sa?... forse è l’orrore
d’un addio: l’affannoso urlo d’un core,
20Il soave pallor d’un riccio biondo:
Goccia di sangue giovane, stillato
Da una ferita aperta:
Pianto o preghiera d’anima diserta
24Che soffre e sconta senza aver peccato.
.... E va, e va, e giunge. — Ne la bruma,
Col freddo, su la sera,
Giunge in silenzio a la stanzetta austera
28D’una donna che amor tutta consuma.
Brilla il guardo: un rossor la fronte accende:
Batte a schiantarsi il core:
La cerea mano convulsa d’amore
32Esitando a la busta, ecco, si stende....