Pagina:Nepote - Vite degli eccellenti comandanti, Sonzogno, Milano.djvu/14

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II TEMISTOCLE. ■ j- la superava. Ed esso pure rifece le mura d’Atene a gràn dissimo rischio della sua persona. Imperciocché avendo gli Spartani, a cagione delle scorrerie de’barbari, trovata plausibile cagione di pretendere, che fuor del Peloponneso, non vi fosse città veruna, per tórre ogni comodo a’ nemici di avervi luogo forte, tentarono d’impedire agli Ateniesi il fabbricare. In questa avevano altra mira da quella che volevano far credere, essendo che gli Ateniesi nelle dui' vittorie di Maratona e di Salamina si erano tanta gloria acquistata presso le nazioni tutte, che ben s accorgevano gli Spartani dovergli avere rivali nella preminenza della signoria. Perlochè studiarono di tenerli più deboli che fosse possibile. Ma dopo che seatirono che le mura si stavano fabbricando, mandarono ambasciatori ad Atene, che vi ponessero ostacolo. Giunti questi, gli Ateniesi sospesero il lavoro e dissero di voler mandare essi una ambasceria sopra il medesimo affare. S’incaricò Temistocle di questa commissione, e cominciò a portarsi egli solo a Sparta, ordinando che gli altri colleghi allora si partissero, quando l'altezza delle mura paresse loro ridotta al segno conveniente : e frattanto attendessero tutti al proseguimento dell’opera, e servi e liberi, senza aver riguardo a luogo alcuno, o privato o pubblico: ma di ogni parte raunassero tutto ciò che fosse atto a far ripari. Di qui avvenne che le mura degli Ateniesi si dissero fatte di templi e di sepolcri. VII. Temistocle poi giunto in Isparta, non si presentò a’magistrati, e s'ingegnò di tirar in lungo più che poteva, sotto il pretesto di aspettare i colleghi. Mentre che gli Spartani si querelavano che alle mura si lavorava tuttavia, e che egli cosi studiava d’ingannarli, sopraggiunsero gli altri ambasciatori; da’quali avendo egli inteso, che il riparo era presso al suo termine , si presentò agl! efori degli Spartani, in mano de’ quali era il suprern* governo: innanzi a’quali sostenne, essere loro stati recati falsi rapporti, e che però ragion voleva che eglino mandassero ad esaminare il fatto uomini nobili, e di probità , sulla cui fede si potesse riposare, e frattanto ritenessero lui in ostaggio. Gli si accondiscese, e fu spedita ad Atene una legazione di tre già passati per le prime cariche. Con questi Temistocle fece partire i suoi colleghi, dicendo loro, che non dessero libertà di ritornarsene agli ambasciatori Spartani, prima che egli non fosse stato rilasciato. Quando ^li parve che costoro dovessero essere arrivati in Atene, si portò dal magistrato e senato spartano, e con tutta franchezza confesso loro, che per suo consiglio g’ erano gli Ateniesi cinti di mura, come loro permetteva di fare il diritto delle genti, per poter più •gevolmente difendere dal nemico gli dei comuni, e I