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a e [117] mora, che nissuno la voleva per moglie, e fu lei quella che 'gli ebbe 'n consegna la sposa del Principe per custodirla e guardarla insintanto che lui nun ritornava a pigliarla. Una mattina che la Mora attigneva l'acqua dal pozzo, alla finestra di sopra ci steva affacciata la sposa del Principe; ma la Mora nun se n'era addata. La Mora guarda 'n fondo al pozzo, vede la figura della sposa, e lei però si credé che fussi la su' propia, e scrama: - Oh! com'i' son bella! Che viso, che gote latte e sangue, che mane i' ho io! E tutti dicono ch'i' son brutta? Già, 'gli è l'astio. In nel sentire quelle vantazioni redicole la sposa del Principe cominciò a ridere forte, e la Mora a quel riso s'arrivolse 'n su e s'avvedde del su' inganno; sicché la prese la rabbia e biascicò 'ntra di sé: - Sguaiataccia 'gnorante! Tu me l'ha a pagar caro la tu' canzonatura. Subbito salisce 'n cammera e dice alla ragazza: - Signora sposa, 'gli è ora di pettinarsi. Arrisponde lei: - Ma s'i' nun n'ho punto bisogno. Nun vi state a 'ncomodare. - Tant'è, - dice la Mora. - Il Principe m'ha ordinato ch'i' la tienga a modo, e però bisogna bene ch'i' la pettini. La sposa dunque per accontentarla si mettiede a siedere, e la Mora comincia a far le viste di sciorgli i capelli; ma tutt'a un tratto, tira fora uno spillo fatato e lo ficca tutto dientro al cervello della sposa, che subbito si trasficura in tortola e vola via dalla finestra. Passati più giorni, deccoti una mattina il Principe con un gran séguito di carrozze, di guardie e di dame a ripigliare la sposa. Chiama l'oste e gli dice: - Addov'è la ragazza? Arrisponde l'Oste: - Ma! dev'esser su. Lei la consegnò alla mi' figliola e bisogna ridomandarla a lei. Il Principe sale in cammera e c'era la Mora a aspettarlo. Gli dice lui: - La mi' sposa! E quella insenza scomporsi: - Deccomi, i' son io. A quelle parole gli pareva di sognare al Principe, e si mettiede a far del chiasso; ma 'nsomma la Mora gliene diede a intender tante, che lui finì con credere propio che la Mora fussi la su' sposa, a quel mo' imbruttita dal troppo star serrata a aspettarlo; e siccome era la su' sposa oramai, bisognò bene che se la portassi con seco al palazzo: la fece salire però in nella prima carrozza tutta chiusa e poi in un quartieri niscosto, e nun volse che la vedessi nimo. [118] Accosì