Pagina:Nerucci - Sessanta novelle popolari montalesi.djvu/179

Da Wikisource.

du' figlioli in quel mentre ch'i' ero a guerreggiare in lontani paesi, e ch'i' ho perso moglie e figlioli per un tradimento, insenza esser vienuto a capo di scoprire il traditore e di cognoscere il motivo di tanta birbonata. Ma anco peggio s'è dato: perché quelle creature innocenti assieme colla madre furno bruciate vive nel mezzo della piazza di Parigi sur uno scritto falso, che alla Corte credettano fusse di mi' propio carattere. E i' son resto inconsolabile da quel tempo, e nulla c'è più che mi svaghi. Vi par egli dunque o no pur a voi, ch'i' mi possa chiamare disgraziato? - Insenza dubbio, - arrispose la Maria; - che se le cose stanno accosì, come vo' avete detto, omo di fortuna e' non vi si pole chiamare. Ma ora anco io v'arracconterò la mia delle storie, e vi lasso giudice se del male me n'accade a' mi' giorni. I' ero bambina quando il babbo mi morì e la mamma mi mettiede in aducazione in un convento. Quando già grande, capitò in casa un giovanotto di Parigi e la mamma se ne 'nnamorò forte, sicché lui gli prometté di sposarla, a patti però che lei facessi rivienire me in casa e ch'i' fussi contenta di questo matrimonio. Io per me dissi ch'i' ero contenta; ma la mamma pigliò gelosia, perché il su' giovanotto parse che nel vedermi gli garbassi troppo io e con delle scuse cancugnava a concludere lo sposalizio; e un giorno che lui per i su' interessi era ito alla su' città, la mamma traditore diede comando a un cammerieri fidato di menarmi in un bosco lontano e lì ammazzarmi insenza misericordia. Questo cammerieri nunistante non ubbidì, ma per salvar la su' pelle, disse che alla mamma gli arebbe dato a intendere che lui m'aveva morta, e che intanto i' scappassi in nel paese della Francia, con giuro di nun farmi più rivedere nel logo del mi' nascimento, e con nun palesar mai a nimo d'addove vienivo e chi fussano i mi' genitori. Bisognò per forza accomidarsi alla mi' disgrazia, e sur un bastimento approdai 'n Francia e a piedi mi volsi in verso Parigi, quando per istrada ebbi la sorte d'imbattermi nel figliolo del Re, che mi menò con seco e mi mettiede al servizio colla Regina su' madre. E lì ci stevo bene e nun bramavo di più. Ma il figliolo del Re s'invaghì a morte della mi' persona, e abbeneché i' nun volessi a nissun patto schiarire il mi' vero stato, per accontentare il su' figliolo, il Re gli concedé di sposarmi, e diventai accosì Principessa e subbito ingravidai. Ora, successe che [163]