Pagina:Nerucci - Sessanta novelle popolari montalesi.djvu/225

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su' zuccaccia mezzo citrulla. Pigliò un barile insenza un fondo e l'empiette in bon dato di sterco umano, e in vetta ci stese un piano di miele sopraffino; poi 'gli andiede alla città e principiò a urlare per le strade: - Cacca mielata bona, ohé! Chi la vole? De' minchioni per le città ce n'è stati ugni sempre, sicché uno gli disse a Zufilo: - O galantomo, che vendi tu? E lui: - Guà! cacca mielata. La volete? Insomma, quel babbaleo di cittadino comperò il barile pieno insenza nemmanco guardarlo dientro e glielo pagò a Zufilo sprofumatamente; e Zufilo gli disse con quella su' malizia da bue: - Ora i' nun posso stare a aspettare che voi lo votate il barile. I' vierrò per esso stasera, quando i' ho finito le mi' faccende in nella città. - Sie sie, d'accordo, e a rivedersi a stasera. Ma chi s'è visto s'è visto, e Zufilo ci ha da ritornar anco a ripigliarlo il barile vòto. Manfane e Tanfane persano il capo, quando veddano Zufilo che ugni sempre rivieniva dalla città carico di quattrini: astiosi come loro erano, l'invidia se gli mangiava vivi. Dunque gli andorno incontro a Zufilo e uno di loro gli domandò: - Ohé! D'addove gli ha' te cavi tanti soldi? - Guà! - gli arrispose Zufilo. - I' hoe fatto accosì e accosì. I' gli ho uti in sulla cacca mielata. Provatevi anco voi a far come me. - Sì sì, che no' si proverà dicerto. S'ha da fare anco più meglio di te. E subbito accomodano de' barili di sterco coperto per bene con del miele sopraffino, e il giorno doppo a bruzzolo via! in verso la città. - Si vende cacca mielata. Chi la vole? Ohé! Ma per su' disgrazia capitano dinanzi alla bottega di quello che avea compro la cacca mielata da Zufilo; lui gli sente e salta fora con un randello infra le mane: - Brai Mei! - scrama. - Aresti a essere della listessa genìa di quell'altro che mi mettiede 'n mezzo. Ma, per zio! ora me la pagate. E picchia ch'i' ti picchio insenza rembolare; nun gli dette nemmanco il tempo d'arrispondere. Tutta la gente corse a quel chiasso, e giù addosso a Manfane e a Tanfane, che propio gli ebban dicatti di mettersi a scappare a più nun posso, e gambe mia nun è vergogna! I barili gli scaraventorno per le terre, e loro arrivorno a casa con l'ansima e alleniti, tutti pesti con un palmo di lingua fora de' denti e più morti che vivi. [