Pagina:Nerucci - Sessanta novelle popolari montalesi.djvu/24

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7] grinzosa sparve come il fumo. Infrattanto la porta della spelonca era stata aperta, e l'Orchessa fece rientrar dientro que' du' smarriti, gli menò in cucina, e diedegli da ristorarsi alla meglio, e poi gli messe nascosti nella ritoia del cavallo e li ricoprì per bene con del fieno e della paglia, e si raccomandò con le mane in croce che se ne stassero zitti senza bucicarsi. Que' du' sciaurati, gufi tra quella paglia, pensavano tra di loro come fare quel che gli aveva detto la vecchina grinzosa, quand'eccoti appare l'Orco; e l'uccellino subbito a cantare e a scotere tutta la gabbia, e il cavallo a nitrire e a smovere la sonagliera con de' salti. L'Orco insospettito da quel diascoleto, cominciò a rizzare il naso, ché lui l'aveva fino dimolto, e fiuta di qua e fiuta di là, barbottava tra le zanne:

Mucci, mucci! Sento puzzo di Cristianucci: O ce n'è, o ce n'è stati. O ce n'è de' rimpiattati.

Poi dice alla su' donna: - Moglie, c'è della carne d'omo, nun è vero? Addove l'ha' tu riposta? L'Orchessa però fece l'indiana: - Ma che! Stasera, mi' omo, tu ha' bevuto più del bisogno, e tu ha' i frazzi nel naso. Va' va' a letto, che 'gli è ora di dormire. L'Orco nun era mica persuaso a questo parlare, e storse il grugno, e stiede lì tra le due d'andarsene a letto o di rifrucolare dappertutto la casa; ma siccome nun si reggeva più in sulle gambe, finì con dire: - Basta, i' sono stracco stasera e nun vo' ora ammattire con delle ricerche. Domani poi i' guarderò in tutti i buchi, e se ci trovo della carne di Cristiano, che bella culizione! E preso il lume, salì nella sua cammera e si ficcò nel letto e doppo pochi mumenti ronfiava tanto forte da sentirlo da un miglio lontano. A male brighe che l'Orco si fu appioppato a quel modo, pian pianino si levorno su dal niscondiglio il figliolo del Re delle Pomarance e la Zelinda, e buttate le cofacce nella ritoia del cavallo e i confetti nella gabbia dell'uccellino, perché loro stasseno zitti, stopporno con il cotone tutti i sonaglioli; e poi, senza pensare a altro, vogliolosi come erano di fuggire, spalancata la porta della spelonca, ma con dimolta fatica, agguantorno la gabbia con l'uccellino, e via a corsa attraverso la selva. Ma [8]