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355] arrispose: - Che ne sia tienuto di conto della Rosina e dì quel che lei ha partorito. Al mi' ritorno lo so io che ho da fare. Ma la vecchia il postiglione lo fermò al solito al convento, e dopo averlo alloppiato gli prendette la lettera del Re, e in nel sentire le cose che c'eran dientro la rabbia se la mangiava viva. Diviato almanaccò un'altra lettera a modo suo, e diceva che la Rosina co' su' figlioli fusse presa e bruciata, oppuramente buttata via 'n mezzo della piazza. Quando alla Corte gli ebbano questa lettera finta, e 'n scambio dell'allegrezze ci leggerno que' comandi barbari, che loro concredevano dal Re di su' mana, cominciorno a sbatacchiare tutti gli usci del palazzo come ismemoriati, e il fratello e i servitori bociavano: - Oh! poerino. Il Re dicerto 'gli è ammattito. Corse a que' rumori anco la Rosina, e 'n sulle prime stevan cheti alle su' domande; ma poi bisognò pure che glielo manifestassen il volere del Re su' marito. Dice la Rosina: - Mi sta bene! È il mi' merito per quel peccato commesso d'aver morto la mi' mamma. Dunque al comando del Re io 'ntendo d'ubbidire, abbeneché nun sia giusto. Di me fatene pure quel che lui comanda. Doppo pensato un bel pezzo, il fratello del Re delibberò che la Rosina fusse serrata in una cassa assieme a' bambini con delle robbe da mangiare e da bere per undici mesi, e accosì la buttassin dientro il mare; poi, per inganno del popolo, fece fare tre fantocci di cera, e 'n mezzo della piazza gli fece bruciare di notte, e bandì che quelli erano la Rosina e i su' figlioli, tutti condannati a quel gastigo per ordine 'spresso del Re. Il pubblico piagneva e urlava al brutto spettacolo, ma nun furno arditi di mettersi in ribillione, perché c'era dimolti soldati a guardare la piazza; e siccome al Re gli spedirno il postiglione per fargli assapere che al su' scritto gli avevano ubbidito, la Regina vecchia al solito scambiò la lettera e gli diede a intendere, che la Rosina era fuggita via co' su' orrendi mostri e che nun si cognosceva per dove; sicché dunque il Re dalla gran passione nun volse più ritornarsene al su' Regno e rimanette 'n quella città vinta battagliando. E lassamelo pur lì e venghiamo alla Rosina, che navica serrata in nella cassa, dove vedeva un po' di sole per du' finestrine che c'erano, perché lei potessi almanco respirare. [356] In