Pagina:Nerucci - Sessanta novelle popolari montalesi.djvu/39

Da Wikisource.

Dice la Regina: - Il mi' consiglio è questo. Andate in nel giardino reale; c'è un lago: provatevi a votarlo con una mestola bucata. Al passeggio il Re si fermerà a guardarvi, e poi lui vi domanderà, che mestieri vo' fate. Allora vo' gli avete a rispondere, che fate il mestieri di votare il lago con una mestola bucata, perché e' vi pare più facile di quel che un carro figli un redo. Il contadino subbito diede retta alla Regina, e quando il Re in nel passare di lì e' lo vedde occupato a quel lavoro strano, gli disse: - O galantomo! e qui che ci fate voi? Che mestieri 'gli è il vostro? Risponde il contadino: - I' vo' votare questo lago con questa mestola bucata. Dice il Re: - Vo' mi parete matto! Sarebbe come s'i' volessi pienarmi il corpo mangiando la minestra di brodo e semmolino con la forchetta. Dice il contadino: - Sacra Maestà, pole anco darsi che lei 'gli abbia ragione. Eppure i' credo tavìa che sia più facile votare il lago con questa mestola e che lei si pieni il corpo pigliando il semmolino con una forchetta, di quel che un carro possa ma' figliare un redo. Scrama il Re, che lo ricognobbe: - Galantomo, questa nun è robba di tu' testa. Tu sie' stato a consiglio dalla Regina. Il contadino nun glielo innegò, e il Re rifece la sentenzia e gli rendette il redo; ma contro la Regina si scorruccì a bono. Diviato il Re andiede a trovare la Caterina. Dice: - Tu ha' messo bocca ne' mi' interessi. Dunque, siccome degli entranti e de' metti-bocca nel mi' Regno i' nun ce ne voglio, torna subbito a casa di tu' pa'. Piglia nel palazzo la cosa che più ti garba, che tu ha' cara, e stasera ritorna a casa tua, al tu' mestieri di contadina. Arrisponde la Caterina, tutt'umile: - I' ubbidirò al su' comando. Ma pure i' richieggo per grazia, che almanco si ceni assieme per l'ultima volta, e poi me n'anderò a casa mia, come lei vole. - Accordato! - disse il Re. Che ti fa quella furba della Caterina? Va in cucina e ordina a' cochi, che preparino della carne arrostita, del prosciutto, tutta robba da caricare la testa e far vienire di molta sete; e poi, che s'ammannisca la mensa col meglio aleatico delle cantine reali. A cena il Re mangiò tanto, che non ne poteva più; e la Caterina a versargli nel bicchieri bottiglie di aleatico; sicché [